venerdì 1 settembre 2017

Lions


Rimanere a Lions? Impensabile. Non solo era quasi disabitata, ma anche maledetta, un luogo pervaso di luce accecante e mulinelli di polvere. Non c'era niente, tranne il vento e il sole bianco. Era come non essere da nessuna parte, persi nel nulla. Sotto i piedi il vuoto. A Lions non c'era futuro. Non importava quanti aneddoti ti avessero raccontato sugli anni passati, quanti piani avessi in serbo per il domani: eri prigioniero di un eterno presente.  
(Bonnie Nadzam, Lions)


Buon venerdì lettori in pantofole! Oggi vorrei parlarvi di un romanzo che ho letto diversi mesi fa. Purtroppo all'epoca non sono riuscita a condividerlo con voi, perché lontana da queste pagine ma credo che spendere due parole su Lions di Bonnie Nadzam sia doveroso, visto che si è rivelata una lettura intensa sotto tanti punti di vista, primo fra tutti l'affresco che l'autrice tratteggia di quella real America che tanto amo...


Lions è una cittadina dell'entroterra del Colorado. Sorta dall'ambizione dei primi coloni, che sognavano di farne un gioiello degli altopiani, adesso non è altro che un ammasso di vecchie abitazioni, rottami e polvere. In 117 sono rimasti a Lions, all'ombra del vecchio zuccherificio in rovina, a fare la spola tra il bancone del bar di Boyd e il vecchio diner di May Ransom. Qui vivono anche Leigh e Gordon, 17 anni, giovani, innamorati, con il sogno di lasciarsi quel luogo desolato alle spalle per un futuro radioso al college, ma l'arrivo di un misterioso viandante e la morte improvvisa di John Walker, il padre di Gordon, cambierà tutto. Perché ogni cosa segue un corso prestabilito, specialmente a Lions...      

IL MIO PENSIERO
L'avevano chiamata Lions, un nome figlio di un'inventiva sfrenata e di irragionevoli speranze. Ma erano rimasti delusi. Di leoni non se ne erano mai visti. Anche ora c'è solo questa terra, una cotenna di polvere ed erba lucente. Il vento la sferza senza sosta, soffia sull'artemisia e sugli edifici deserti e sulle case segnate dal tempo, svuotando quelle che non sono già sgombre. Piatta come lo scantinato dell'inferno e vuota come il cielo sconfinato che la sovrasta. 
Eccola qua, è lei la protagonista indiscussa di questo romanzo: Lions, l'altra faccia del sogno americano, il simbolo della natura che si ribella all'ambiziosa volontà dell'uomo. Qui non ci sono campi rigogliosi, acqua e colture, solo terra riarsa e sole. Della fiorente cittadina che i coloni avevano sognato non resta che una fabbrica in disuso, un vecchio trattore John Deere arrugginito dal sole e qualche esercizio commerciale. Lions è una ghost town viventedi quelle che sembrano create appositamente per i turisti: il diner con le tende gialle e la porta a zanzariera, il bar con la pelle di serpente appesa alla parete e il negozio di paccottiglie con le vetrine zeppe e polverose. Eppure c'è chi, proprio come quei primi coloni, sogna una vita diversa, una vita luminosa, carica di aspettative e opportunità.

Con un intreccio suggestivo, che occhieggia alla ghost-story, Bonnie Nadzam ci racconta di illusioni e disillusioni, successi e fallimenti, verità e leggende. E così, la storia dei giovani Leigh e Gordon che, come tanti prima di loro, ambiscono ad abbandonare Lions, si lega indissolubilmente a quella di un misterioso viandante e del suo cane, si lega al lutto che improvviso colpisce la famiglia Walker, si lega alle esistenze di coloro che sentono di non avere più un futuro, troppo radicate ormai nella quotidiana immobilità di Lions. Il tutto è ammantato dai racconti e dalle leggende che si tramandano da tempo immemore sugli altopiani: Boggs, Lucy Graves, il miraggio dell'Ovest, storie di ostinazione e fallimento.
Lions non è un romanzo facile, la narrazione procede come sospinta da un moto ondoso, mescolando senza soluzione di continuità presente e passato, leggenda e verità ma, dopo un iniziale senso di smarrimento, posso dire di essermi persa felicemente tra le pagine di Bonnie Nadzam.

A rapirmi in particolar modo sono state le descrizioni del Colorado orientale, le strade spazzate dal vento, la mesa con i sui contorni netti e ancora i fiori dagli steli ricurvi, l'erba bruciata, le case abbandonate e lo scheletro dello zuccherificio che incombe sui pochi abitanti di Jefferson Street. Tra questi, John Walker è quello che ho amato di più, un personaggio che è già fantasma sin dalle prime pagine del romanzo. È il padre di Gordon, morto improvvisamente in una sera d'estate, e il saldatore di Lions. Lavoratore indefesso e marito devoto avrebbe potuto traghettare la famiglia verso la prosperità ma come ogni Walker, tra convinzioni e scelte sbagliate, è destinato al fallimento. Una storia già vista e già sentita, un cerchio che eternamente si chiude: Quella storia faceva pensare a una lunga sequenza di avvenimenti ripiegata su se stessa, come un'elegante armonica di carta stampata, un unico momento stratificato con cura. Dava la sensazione che da qualche parte su Jefferson Street pendesse uno specchio che, come il caldo, creava illusioni e l'immagine della città, faceva brillare e muovere l'aria in lontananza riflettendo le casette a testa in giù, nella vacuità azzurra.
Quattro pantofoleun romanzo che ha retto alle aspettative, una storia suggestiva e un immaginario complesso e articolato, di certo non una lettura immediata ma vale la pena abbandonare la statale all'altezza dell'uscita per Lions, in direzione ovest...

Di seguito vi lascio tutti i dati dell'edizione italiana, uscita lo scorso marzo per Edizioni Black Coffee:


BONNIE NADZAM

Lions
(titolo originale: Lions)
editore: Edizioni Black Coffeepagine: 288; EAN: 9788894833010
data di pubblicazione: 23 marzo 2017
brossura: € 15.00; acquistalo su: Giunti al Punto

Bonnie Nadzam, autrice di Lamb, torna con l’inquietante e spietato ritratto di una comunità rurale sull’orlo del collasso e dei suoi abitanti, combattuti fra il desiderio di inseguire i propri sogni e un irragionevole bisogno di restare dove sono.
A metà fra ghost story e resoconto realistico di un amore, Lions è ambientato nell’omonima cittadina degli altopiani del Colorado, un luogo ormai quasi del tutto disabitato e ammantato di leggenda. Concepita per diventare una gloriosa città nell’Ovest in via di sviluppo, Lions non è riuscita a trasformarsi nella realtà sognata dai suoi fondatori. Lo zuccherificio è fallito e le uniche attività commerciali ancora in piedi sono un piccolo bar, un diner che conta sui viaggiatori provenienti dalla vicina statale e un’officina di lavorazione del metallo che sopravvive a stento. I cittadini di Lions conducono vite semplici, tormentate dai fantasmi – dei loro antenati, delle loro ambizioni e speranze, di un futuro incerto – e, quando un misterioso viandante giunge in città, la sua sinistra presenza spinge molti ad andarsene definitivamente. Fra i pochi abitanti rimasti ci sono Leigh e Gordon, una coppia di diciassettenni che sogna di andare al college. Gordon, tuttavia, perde il padre all’improvviso e non riesce a liberarsi del dolore e del senso di responsabilità verso l’insolita eredità ricevuta dal genitore. Si trova quindi a dover scegliere se partire o trattenersi a Lions per rilevare la gestione dell’officina, rinunciando così alle proprie aspirazioni.
Lions è una storia di autoconsapevolezza, di ambizione, una delicata riflessione sulla lealtà e sulle storie che quotidianamente ci raccontiamo per dare un senso alle nostre scelte.

CHI È BONNIE NADZAM:
è nata a Cleveland, Ohio. I suoi scritti sono comparsi su numerose e importanti riviste statunitensi. Lamb (collana Black Coffee, Clichy, 2015) le è valso il premio Flaherty-Dunnan Prize per il miglior romanzo di esordio del 2011 e ha ispirato l’omonimo film presentato nel 2016 al celebre festival di Austin, il South by Southwest; Amore e antropocene, saggio scritto in collaborazione con Dale Jamieson, è uscito in Italia per Stampa Alternativa. Bonnie ha insegnato per due anni scrittura creativa al Colorado College. Lions è il suo secondo romanzo.

E chiudo con un pezzo storico della tradizione americana, Red River Valley, che tra l'altro viene citato anche nel romanzo della Nadzam. Inserito tra le 100 canzoni western di tutti i tempi ha visto negli anni interpretazioni eccellenti: da Woody Guthrie a Bing Crosby.
Noi ce lo andiamo ad ascoltare nella bellissima interpretazione di Stevie Nicks e Chris Isaak dal The Chris Isaak Hour del 2009 su Biography Channel.

3 commenti:

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