mercoledì 25 marzo 2015

Dall'inferno si ritorna

Io credo in Dio, mamma ci ha sempre parlato di lui, ci portava in chiesa e pregavamo. Non so perché è andato via dal Ruanda, perché ci abbia lasciato da soli. Forse si è perso. O era occupato altrove. Di sicuro Dio non c'era quando ho visto morire tanta gente, quando hanno ammazzato la mia mamma e mio fratello e poi la zia e i cugini. Altrimenti lo avrebbe impedito. Poi, a un tratto, Dio è tornato in Ruanda e la vita è tornata con lui.
(Christiana Ruggeri, Dall'inferno si ritorna)

Buon pomeriggio lettori in pantofole, oggi torno a parlarvi delle mie letture con un libro un po' particolare, sì perché Dall'Inferno si ritorna non è un romanzo di fiction ma un racconto verità che ci riporta agli anni Novanta, al periodo terribile del genocidio ruandese attraverso una testimonianza diretta raccolta da Christiana Ruggeri. Una storia intensa, difficile che mi ha completamente rapita e tenuta in ostaggio per due giorni, la storia di Bibi e della sua fuga dall'inferno...


È il 13 aprile 1994. Bérénice ha 5 anni quando si risveglia nella sua casa di Kigali, dolorante, intorpidita. Bibi non ricorda, ma sul pavimento di quella casa si trovano i corpi martoriati della sua famiglia: la mamma, il fratellino Jerome, la zia e tre cuginetti. Vittime, ecco cosa sono, vittime di quella follia omicida che per 101 giorni ha sconvolto il Ruanda. Hutu contro Tutsi, pulizia etnica, genocidio, sono queste le parole che rimbalzano nella mente quando si fa riferimento alla guerra in Ruanda. Ma quel 13 aprile il destino ha risparmiato la piccola Bibi, unica della sua famiglia a riaprire gli occhi dopo il passaggio degli Interahamwe, i gruppi armati estremisti. Con un braccio dilaniato, il corpo crivellato dai proiettili e lesioni alla testa e all'orecchio, Bibi "ha barato con la morte" ed è sopravvissuta. E alla vita, a quel dono e a quella maledizione insieme, si attacca con tutte le sue forze, con l'innocenza della sua tenera età. Imparerà che per sopravvivere deve tenere sepolta nel cuore la sua storia, la verità, e mai mai rivelare di essere una Tutsi, un inyenzi. Perché questo è per gli squadroni della morte, un "insetto", da schiacciare e "lavorare". Ma accanto all'odio cieco, gli occhi di Bibi incontreranno anche volti amici, Joseph, Mama Lucy, Gerard e suor Celeste, quei volti che da un ospedale di Kigali l'accompagneranno fino in Zaire e poi di nuovo in Ruanda e ancora in Italia. Sì perché oggi Bibi è cresciuta, studia medicina a Roma e può raccontare il lungo viaggio che l'ha strappata all'inferno, la verità, la sua storia che Christiana Ruggeri ha raccolto in queste pagine.

IL MIO PENSIERO
Quel desiderio di bere ananas ha diviso la mia vita in due, di netto, come si taglia una bella fetta gialla dorata. Prima e dopo. La mia esistenza di figlia serena e la mia recita a soggetto. Dovevo interpretare una parte per sopravvivere.
Bibi si risveglia nella sua casa di Kigali con una tremenda sete e il desiderio di bere succo di ananas. Ecco, quel succo di ananas segna il passaggio tra un'infanzia felice e tutto quello che viene dopo, tra un Ruanda, verde, rigoglioso, ricco di storia e di tradizioni e un paese dilaniato dall'odio e dalla ferocia. È con questo particolare innocente che Christiana Ruggeri ci precipita nella storia di Bérénice, una storia di orrore, di dolore profondo ma anche una storia di riscatto e di speranza nel futuro. Perché Bibi sopravvive in quel 13 aprile 1994, si attacca alla vita, ed è attraverso gli occhi scuri di questa bambina che ci viene presentata una delle pagine più buie del nostro passato recente.
Il racconto si snoda in prima persona, è Bibi a parlare e tra le pagine si rincorrono i ricordi, i pensieri della bambina e quelli della giovane donna che ha rilasciato la sua testimonianza a Christiana Ruggeri. Una storia che attraversa, ospedali, macerie, strade di terra rossa, ma anche foreste impenetrabili e laghi profondi. Mi ha colpito moltissimo il contrasto tra un Ruanda del prima e del poi. Perché in quella casa di Kigali Bibi chiude gli occhi su un mondo e li riapre su un altro, chiude gli occhi bambina e si risveglia già adulta, costretta a crescere troppo in fretta per salvarsi la vita: Eppure hutu e tutsi vivevano insieme nel mio distretto, in equilibrio, senza problemi apparenti: c'erano gli uffici, le scuole, poca povertà. Non lontano da noi la natura esplodeva incontrastata e piccoli villaggi sorgevano sulle mille colline verdi del Ruanda, come tante gemme preziose. Dio amava il mio paese: ci aveva dato le foreste, i laghi, i vulcani, la terra fertile. Poi però è successo qualcosa di brutto e tutto è cambiato.   
E a quelle foreste ricche di animali e misteri che Bibi esplorava mano nella mano con il suo sogokuru, il nonno che per primo è stato sua guida e insegnante, si sostituiscono gli ospedali, gli occhi vuoti delle donne ruandesi violate, le strade di terra battute dall'esodo dei profughi e le tendopoli dello Zaire. E Bibi impara a sopravvivere facendo affidamento solo sui suoi sensi, impara a mentire, perché in quei giorni di follia è l'unico modo per salvarsi, ad agire da adulta nonostante quel corpicino offeso e il bisogno "fisico", disperato, di essere solo se stessa: Ero stanca di tutto: di pensare, di lottare, di ricordare, di farmi venire l’idea giusta. Rivendicavo, tra me e me, il mio essere solo una bambina.
Ma Bibi non è sola, molti sono i personaggi che affollano le 232 pagine di Dall'inferno si ritorna. Personaggi orribili e meravigliosi perché reali, di carne e sangue, dal miliziano che infierisce sul corpo di una Bibi inerme a Joseph, l'angelo, l'hutu moderato che non esita a mettere a repentaglio la vita della sua famiglia per salvare quella della piccola Bérénice. E ancora Mama Lucy moglie di un colonnello hutu che accoglie Bibi come una figlia mentre il marito pianifica il genocidio e Gerome il ragazzo di Goma, suor Celeste dell'orfanotrofio di Kigali e Simon il finto fratello che amava il rock americano...  
Christiana Ruggeri ha raccolto in un libro la storia di una piccola, grande donna che si fa testimone di una vicenda terribile ma che pure rivendica la propria identità e la grida al mondo, una storia che scorre intensa come un romanzo e che mi ha sopraffatta dalla prima all'ultima pagina. Cinque pantofole.  


Di seguito vi posto tutti i dati del volume uscito lo scorso 11 marzo per Giunti Editore:

Christiana Ruggeri
Dall'inferno si ritorna
Giunti
pagine: 240
EAN: 9788809805798
€ 14,90
data di pubblicazione: 11 marzo 2015


TRAMA: Il 7 aprile del 1994 in Ruanda ha inizio uno dei massacri più atroci della storia: il genocidio perpetrato dagli hutu contro i tutsi e gli hutu moderati. L'ultimo genocidio del XX secolo. In 101 giorni vengono assassinate un milione di persone, c'è un omicidio ogni dieci secondi, le violenze sono inenarrabili. Il 13 aprile 1994 un gruppo armato hutu entra in casa di Bibi, a Kigali. Quando, molte ore dopo, Bibi si sveglia, non ricorda cosa è successo: ha solo il desiderio di bere succo d'ananas e avverte un odore pungente nella stanza. Ha il braccio destro dilaniato, l'addome perforato dai proiettili, lesioni alla nuca e a un orecchio causate dai calci. Nella stanza i cadaveri della mamma, del fratellino, della zia e dei cuginetti. Bibi è sopravvissuta. Oggi vive a Roma ed è una giovane studentessa di medicina. Questa è la storia del suo viaggio infernale fino allo Zaire, insieme a un milione e duecentomila profughi in fuga da morte e desolazione. E del ritorno al suo paese, tra inaspettati gesti di coraggio e sorprendenti atti di solidarietà, con l'inatteso lieto fine di un sogno realizzato in Italia.



CHI È CHRISTIANA RUGGERI:
giornalista degli esteri del Tg2, gira il mondo per lavoro e per passione. Inviata soprattutto nei Paesi africani, scrive e si occupa della situazione minorile e femminile nei paesi a sud del mondo. Laureata in italianistica, appassionata di fotografia, natura e antropologia, considera il viaggio elemento essenziale della conoscenza. È un’attivista per i diritti degli animali. 

Nella sua fuga dal Ruanda del genocidio Bibi viene accolta nella casa di Mama Lucy come una figlia, ed è qui che incontra Simon il figlio maggiore della donna, il "finto fratello" che amava il rock americano:
«Non ho fatto in tempo a scrivere una canzone come questa, s'intitola Your latest trick è dei Dire Straits, una band inglese di musicisti geniali. I miei veri idoli. Ma sono troppo raffinati per i miei amici. A loro basta uno di noi, un nero che canta col cappello in testa, che tutto diventa ok. Ma non è così: la musica non ha colore della pelle, nazionalità, latitudine, la musica è una poesia che entra nell'anima. E parla una lingua sola, alta e universale. Quindi se sopravvivo, se non ammazzano anche me, un giorno sarò come Mark Knopfler, un giorno suonerò in America. Racconterò i ritmi del Ruanda a loro, che di noi non sanno niente. Te lo prometto bambina».
E quindi proprio con Your latest trick si chiude questa recensione:

7 commenti:

  1. Grazie lettori pantofolai, col tacco 12 e il cuore grande 🌞 Avete fatto un omaggio alle donne ruandesi di ogni età'. E oggi, questo assolo di sax, mi ci voleva proprio! Grazie da parte mia e di Bibi e buone letture in pantofole a tutti, christiana
    ps se oggi Bibi e' un dottore deve tutto a Progetto Rwanda Onlus ....🌼🌼🌼

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    1. Cara Christiana grazie a te per averci permesso di conoscere la storia di Bibi e la forza delle donne ruandesi e un abbraccio a Bibi, se puoi recapitarlo, una donna davvero coraggiosa che mi è entrata nel cuore!

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  2. Avevo circa dieci anni quando iniziò il genocidio in Ruanda e ricordo a sprazzi i servizi della tv sui soldati bambini e sui massacri in quella terra. Mi hai fatto venire voglia di approfondire, leggerò sicuramente la storia di Bibi, grazie!!

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    1. Io negli anni del genocidio ero un'adolescente che vedeva in tv le immagini delle tendopoli e dei profughi in fuga, ma non mi rendevo ben conto della tragedia credo che questo libro sarebbe oggi una bella esperienza di lettura proprio per i giovani!

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  3. Bellissima recensione, prendo nota del titolo di questo libro che da voce a una delle tante brutture del nostro tempo.

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    1. è un libro che non tace niente dell'orrore di quei giorni ma che pure guarda con speranza e coraggio al futuro.

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  4. Una bellissima recensione per un libro che dev'essere davvero toccante

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