venerdì 13 febbraio 2015

Il diavolo veste Zara

Mia sorella esagera. Io non sono di certo una sfigatissima nerd. Mi definirei una giovane donna chic e geek. Un'appassionata di tecnologia, una patita dei social network, una fan sfegatata dei prodotti Apple. Sono così glamour.
(Mia Valenti, Il diavolo veste Zara)

Buongiorno cari lettori in pantofole! Finalmente riesco a trovare un momento per parlarvi delle mie letture ^^ In particolare, oggi faremo quattro chiacchiere su Il diavolo veste Zara di Mia Valenti che ho terminato qualche settimana fa e che ho avuto il piacere di leggere grazie alla CE che mi ha gentilmente fatto omaggio di una copia. Ma partiamo dalla storia:


Mia Valenti ha 27 anni e lavora per un'importante maison d'alta moda fiorentina, la Luci.di, attiva nel panorama internazionale. Una ragazza soddisfatta, di successo, una ragazza arrivata... Be', sì, se lavorare da precaria un numero incommensurabile di ore al giorno, preparare tisane per il tuo capo e portarne a spasso l'"adorabile" cucciolo sono le tue uniche aspirazioni. Perché l'incubo più grande di Mia si chiama Veronique Sibilla, direttore creativo della Luci.di e ultima grande regina dell'haute couture. E pensare che Mia sognava di fare la stilista mentre, quale fashion designer alle dipendenze di Veronique, si è ritrovata a essere un burattino, una macchina obbligata a dare vita alle idee "obsolete" di qualcun altro. Perché Veronique non ammetterà mai che la Luci.di ha bisogno di un cambiamento, di un rinnovamento di stile, così come non ammetterà mai che Mia è in grado di camminare con le sue gambe e trovare la sua strada. Mia che ama la tecnologia, che ha un profilo su ogni social network, che ne comprende il valore a livello comunicativo e pubblicitario, mentre il "grande capo" non riesce neanche a scaricare gli allegati di una mail. Così complice l'ennesima delusione, e quell'incontro fortuito, quella scossa nella sua vita che ha il nome di Francesco, la nostra protagonista è pronta per la sua personale rivoluzione. Siate affamati, siate folli tuonava Steve Jobs guru di una nuova generazione di giovani precari "tecnologici" e stavolta, davvero, la vendetta si consumerà tra le app di un iPhone...

IL MIO PENSIERO
Ricordate una "stilosissima" Anne Hathaway che getta il suo cellulare in una fontana di Place de la Concorde, nel finale di Il diavolo veste Prada? Be', Mia non si separerebbe mai dal suo iPhone, almeno non volontariamente, come dimostrerà la folle ed esilarante ricerca del cellulare perduto sulla via di Parigi... ma il mio giudizio su questo romanzo è comunque ambivalente. Devo essere sincera? La prima parte non mi è piaciuta, una rilettura del film in chiave nostrana, niente grattacieli newyorchesi ma le bellezze rinascimentali della mia Firenze ^^ (e nessuno me lo leva dalla testa, io la sede della Luci.di l'ho assimilata al meraviglioso palazzo Spini Ferroni di piazza Santa Trinita dove ha sede il museo Ferragamo). Certo, il romanzo è scritto molto bene, lo stile arguto e scorrevole ma la trama, il rapporto burrascoso Mia-Veronique è una rilettura fin troppo fedele. Per non parlare poi della parte romance, l'incontro da fiaba con questo principe azzurro dei fornelli (ma non era un cuoco anche il fidanzato di Anne Hathaway, guarda caso?) l'ho trovato un po' troppo "finto" ed esageratamente romantico, cioè dopo una notte di passione la frase: più ci penso e più mi sembra di non aver fatto altro nella vita: ho solo aspettato di incontrarti... mi sembra un pochino esagerata, ma tant'è. Le cose cambiano un po' con la seconda parte del romanzo, la presa di coscienza di questa ragazza cresciuta a "Precariland", la decisione di far fruttare il proprio talento, dimostrare le proprie qualità per una inguaribile precaria qual è la sottoscritta non poteva che essere accolta con trepidazione e curiosità: la mia non è una generazione di sfigati precari senza speranze. La mia è una generazione che non ha niente da perdere. Noi abbiamo tutto da conquistare. Chi ci sottovaluta, sbaglia. E così a suon di tweet, stati di Facebook e conference call via Skype inizia la riscossa di questa giovane stilista low budget, e per quanto la trama sia comunque costellata di cliché del genere romance e chick lit sicuramente lo sguardo rivolto alla tecnologia e alle nuove tendenze "digitali" è il punto di forza di questa giovane autrice esordiente.
A colpirmi in maniera positiva è stata anche l'ambientazione, non Milano e il Quadrilatero della moda ma Firenze con Ponte Vecchio, borgo Santa Croce, piazza della Signora. Perché Firenze vanta una grande tradizione in questo campo, che la Valenti ci ricorda e sottolinea, a partire da quella famosa sfilata del 1951 cui era presente anche la nonna della protagonista (che notiamolo coincide con l'autrice, si tratta di autobiografia o di un simpatico pseudonimo?).  
Ultima nota positiva i personaggi: devo dire che la draghessa Veronique non mi è dispiaciuta al contrario del "melenso" Francesco, così come mi sono piaciute Bridie e Alessia: la prima coinquilina americana di Mia, amica e confidente, la seconda sorella "spiccia" e accasata ma sempre pronta a sostenere la nostra protagonista (e a concederle ottime perle di saggezza: La vita è quella cosa che succede, quando non sei connessa a internet.) e per finire la nonna sarta, ispiratrice di una vita all'insegna della moda sin dai vestitini cuciti per Barbie (e mi ha ricordato la mia infanzia perché anche mia nonna ha cucito meravigliosi abiti per le mie Barbie che conservo ancora gelosamente nell'armadio ^^).
Insomma per dirla tutta, una lettura semplice, leggera, senza infamia e senza lode che può essere sicuramente piacevole per staccare un po' la spina... non del cellulare ovviamente ^^  Due pantofole e mezza.  

Di seguito vi posto tutti i dati del volume, uscito per Mondadori lo scorso gennaio:

Mia Valenti
Il diavolo veste Zara
Mondadori
pagine: 204
EAN: 9788804647737
€ 15,00
data di pubblicazione: 13 gennaio 2015


TRAMA: "Io non voglio essere l'erede di Veronique. Io voglio cominciare a scrivere una nuova storia, la mia": è proprio vero, i tempi sono cambiati e le giovani donne in carriera non hanno più nessuna intenzione di rinunciare ai propri sogni. Come Mia, ventisette anni e una immensa passione per la moda, che ce la mette tutta per diventare una grande stilista. Ma mentre la crisi incombe e la meritocrazia scarseggia, scoprirà che il talento, lo studio e la gavetta non bastano. Perché Veronique, storica direttrice creativa della prestigiosa maison fiorentina per cui lavora, non ha la minima intenzione di lasciare spazio ai giovani. Così, a dispetto del suo status da freelance (leggi: precaria cronica), Mia si sente trattata come una schiava dalla sua super capa: deve rinunciare alla sua libertà e a volte anche alla sua dignità per accontentarla, nella speranza che le conceda la prima grande opportunità. Ma mentre Veronique si tiene stretta la sua poltrona, Mia non molla. Tra bollette e partita IVA da pagare, passa le giornate a disegnare meravigliosi abiti venduti a migliaia di euro, non perde il suo stile indossando capi rigorosamente low budget ed è pronta a tutto per conquistare il suo posto nel mondo. E sa di avere almeno un vantaggio: Mia è connessa alla rete. Veronique non sa mandare un file in allegato, non sa cercare un numero nella rubrica del telefonino, non sa quali sono i trend su Twitter. E visto che Mia appartiene a una nuova generazione, che si piega alle regole spesso ingiuste del lavoro ma non si spezza, farà partire da qui la sua riscossa... Mia Valenti ci regala un romanzo brillante, attualissimo, che si muove da un appartamento condiviso a Firenze fino agli Emirati Arabi, passando per Parigi. Una commedia intelligente, liberatoria (e decisamente romantica) che ci racconta, senza mai essere banale, lo scontro tra due generazioni: perché, oggi, il diavolo veste Zara! 



CHI È MIA VALENTI:
giovane fashion designer, vive e lavora a Firenze per un'importante maison d'alta moda. Tra un bozzetto e l'altro, ha posato la sua matita e ha scritto il suo primo romanzo. Rigorosamente autobiografico.

E per concludere, il brano che ha fatto da colonna sonora a questo romanzo. Inutile, mi è subito venuto in mente Vogue di Madonna. Primo singolo estratto dall'album I'm Breathless (1990), portò alla ribaltà il vogueing un ballo che si ispirava chiaramente alle pose plastiche delle modelle ritratte sul magazine americano Vogue. Di seguito vi posto il video diretto da David Fincher

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