domenica 22 giugno 2014

Il prezzo dell'innocenza


«Quando muoio non voglio che attacchi le guardie. Voglio che cominci a fare pulizia del tuo nome. La mia morte pulirà il tuo nome, e quando il tuo nome sarà pulito, devi fare pulito il mio.»
Stavo piangendo. Mi chinai per toccarlo con tutt'e due le mani, ma uno dei polsi era ancora ammanettato. Allora guardò oltre me, verso tutta quella gente, e disse forte, che tutti lo sentissero: «Se qualcuno di voi pensa che sono colpevole, mi guardi dritto negli occhi».
Tutti chinarono la testa e lui aggiunse: «Come ci si sente ad ammazzare un innocente?»
(Gerry Conlon, Il prezzo dell'innocenza)

Buon pomeriggio lettori in pantofole. Oggi sono qui per parlarvi di un libro che ho letto ormai molto tempo fa, che ha segnato la mia adolescenza. Vi chiederete perché proprio oggi, in genere vi parlo soltanto dei romanzi che ho appena terminato di leggere, delle mie letture quotidiane. Ma un motivo c'è, questo vuole essere un omaggio, un ricordo, perché l'autore che ha scritto Il prezzo dell'innocenza si è spento proprio ieri a Belfast dopo una lunga malattia. Gerry Conlon ha raccontato in una biografia i suoi anni di prigionia, vittima di un vergognoso errore di giustizia, che ha segnato profondamente il sistema giudiziario britannico. La sua storia ha ispirato il pluripremiato film con Daniel Day-Lewis, Nel nome del padre ed è proprio grazie a questo lungometraggio che ho conosciuto la sua vicenda, gli episodi di Guildford e il caso dei sei di Birmingham. Ero una ragazzina, una ragazzina che a 13 anni si recava con la sua classe al cinema, nell'ambito di un progetto di Educazione Civica. La storia di Gerry e suo padre Giuseppe mi colpì profondamente, volevo sapere di più, conoscere a fondo gli eventi che avevano condotto a una tale tragedia. Poi trovai in libreria Il prezzo dell'innocenza e mi immersi nella lettura. Da quelle parole, alcune oscure e difficili per la bambina che ero, è nata e cresciuta la mia passione per l'Irlanda per le sue tradizioni, per la sua tormentata storia e oggi che Gerry Conlon non c'è più ho deciso di onorare a modo mio un uomo che per tutta la sua vita ha lottato in nome della verità, perché ciò che aveva sofferto non si ripetesse nuovamente.

È la sera del 5 ottobre 1974, una serie di bombe a orologeria esplodono a Guildford nella zona a sud ovest di Londra. Gli obiettivi sono due pub: l'Horse & Groom e il Seven Stars. Attentati di estrema ferocia che conducono alla morte di cinque persone mentre molte altre riportano ferite orribili. Sono gli anni caldi del conflitto nordirlandese, una serie di attentati terroristici promossi dall'IRA (l'Esercito repubblicano irlandese) stanno mettendo a dura prova le forze dell'ordine inglesi seminando il panico tra i cittadini e l'opinione pubblica. Per gli attentati ai pub di Guildford vengono fermate nel dicembre del 1974 quattro persone, tre irlandesi e un'inglese che sarebbero stati a Londra proprio nei giorni degli attentati: Gerry Conlon, Paul Hill, Patrick Armstrong e Carol Richardson. Pressati dall'opinione pubblica, gli inquirenti sono alla spasmodica ricerca dei colpevoli, qualsiasi mezzo è lecito per arrestare le bombe. Le indagini sono superficiali, le violenze e le intimidazioni all'ordine del giorno, i quattro sono immediatamente accusati di strage e con loro altre sette persone (la cosiddetta rete di supporto dell'IRA) tra le quali anche Giuseppe Conlon, padre di Gerry. Con un processo sommario i "Quattro di Guildford" assieme ai "Sette Maguire" sono riconosciuti colpevoli delle esplosioni, di aver cospirato sul suolo britannico e causato la morte di cinque persone. Gerry Conlon viene condannato all'ergastolo, suo padre a 14 anni di detenzione. Attraverso le parole di Gerry ripercorriamo i giorni caotici del processo, gli anni di prigionia, le vessazioni e le violenze subite. Ci vorranno quindici anni per dimostrare la completà estraneità ai fatti di tutte quelle persone innocenti, anni di campagne di sensibilizzazione, di indagini. Sarà la morte di Giuseppe Conlon nel 1980 a dare nuovo impulso all'inchiesta, a permettere la riapertura del caso. Nel 1989 i verdetti contro i Quattro di Guildford sono annullati ma la battaglia di Gerry per la riabilitazione del nome di suo padre e dei sei di Birmingham è appena iniziata...

Eccoci qui, seduti imbambolati al banco degli imputati, ognuno di noi con un garofano in mano. Tre uomini allevati nella religione cattolica, cresciuti nella zona più povera di Belfast, il Lower Falls... Con queste parole Gerard Patrick Conlon inizia la sua storia, il racconto della sua personale discesa all'inferno, ma anche del suo riscatto, della lotta incessante in nome della verità. Con un linguaggio semplice, privo di fronzoli, l'autore ripercorre i fatti che lo hanno condotto a Londra in quel lontano 1974, espone con lucidità gli eventi che ne hanno decretato la cattura e la ingiusta condanna, le vessazioni, i soprusi, le dichiarazioni estorte con la forza. È un atto di accusa quello di Gerry, contro un sistema corrotto e deviato, ma anche un atto d'amore nei confronti della sua famiglia, delle persone che anche nelle ore più buie lo hanno sostenuto, appoggiato. Un ragazzo povero, proveniente dai quartieri popolari dell'Irlanda del Nord, forse uno scapestrato, avventato e ingenuo, ma non certo un assassino. Non si risparmia Gerry, si rinfaccia le sue colpe, le sue leggerezze, ma difende a spada tratta l'estrema dignità della sua famiglia, di suo padre onesto lavoratore condannato a morire in carcere per una colpa non commessa, di sua madre che per quindici anni ha combattuto coraggiosamente perché fosse fatta giustizia, perché la verità vedesse la luce. E così il racconto dell'ingiustizia subita diviene anche occasione per ricordare il passato, la vita nella Belfast degli anni Sessanta. Ho apprezzato moltissimo la rievocazione che l'autore fa della sua infanzia, la descrizione della vita nei quartieri cattolici, l'unione e lo spirito di comunità che li animava: Si viveva in condizioni di grande affollamento, e le porte erano sempre aperte; ricordo che correvamo sempre dentro e fuori delle case usandole per nasconderci, quando giocavamo, dietro le porte d'ingresso. Non importava di chi fosse la casa, nessuno ci badava. Ma anche le divisioni interne, il nazionalismo, quell'odio che cova sotto le ceneri e che sfocerà in un conflitto trentennale. Cattolici e protestanti, repubblicani e unionisti, quelle divisioni che saranno poi alla base del calvario dei Quattro di Guildford e dei Sette Maguire: Con gli occhi cercano di sorriderci, ma dietro quella finzione trasparente vedo perfettamente tutte le insensate crudeltà. Mi hanno pisciato nel mangiare. Mi hanno fatto a pezzi la fotografia di mia madre. Mi hanno fatto siringhe di petidina. Mi hanno sbattuto in giro per il raggio a calci, come fossi un pallone. 
Il racconto degli anni di prigionia è lucido e doloroso, lo sconforto, l'angoscia ma anche l'attivismo, la lotta per la verità. La morte di Giuseppe Conlon nel 1980 e l'incontro con l'avvocato Gareth Peirce daranno una nuova spinta alle indagini fino alla definitiva assoluzione del 1989. Ma Gerry Conlon ha continuato a combattere per tutta la sua vita, per riabilitare il nome di suo padre, ma anche perché altri innocenti venissero scarcerati, perché il sistema giudiziario britannico ammettesse errori e colpe. 
Nel 2005, ben sedici anni dopo la scarcerazione, l'allora Primo Ministro Tony Blair firmò un atto di scuse ufficiali nei confronti dei Quattro di Guildford e dei Sette Maguire per il grave errore giudiziario di cui furono vittime.
Mi chiedono che cosa intendo fare del resto della mia vita. Che domanda! Rispondo che voglio viaggiare, conoscere quel mondo da cui sono stato escluso per tutta la mia vita adulta. Oltre questo, il futuro attende. Ma di una cosa sono certo. Non ho intenzione di passare il resto della vita per essere conosciuto solo come uno dei quattro di Guildford.
Cinque pantofole, un libro che mi ha insegnato a capire cosa significhi davvero combattere per la verità; ciao Gerry...



Di seguito vi posto tutti i dati della mia edizione (vecchissima il prezzo è ancora in lire), purtroppo non ne ho trovato riscontro sul sito della CE e non so se si trova ancora in commercio, ma probabilmente sarà reperibile nelle biblioteche:

Gerry Conlon
Il prezzo dell'innocenza
Sperling & Kupfer
Pagine: 290
ISBN: 9788820018474
₤ 24.900

TRAMA: Gerry Conlon aveva solo vent'anni quando gli agenti lo presero. Era un vagabondo, un ladruncolo, gli piaceva bere e giocare d'azzardo, ma non erano questi i motivi per cui l'avevano trascinato in prigione. Semplicemente era colpevole di essere un irlandese su suolo inglese al momento dell'esplosione di alcune bombe piazzate dall'IRA: una ragione sufficiente perché la polizia - smaniosa di trovare un capro espiatorio sotto la crescente spinta dell'opinione pubblica - gli estorcesse una confessione, una giuria lo accusasse di omicidio e un giudice gli infliggesse il massimo della pena. Nel frattempo anche altre persone innocenti - fra le quali il padre di Conlon, Giuseppe - furono condannate perché ritenute complici, in modi diversi, dell'attentato. In seguito a uno dei più clamorosi e scandalosi errori giudiziari del secolo, il protagonista della vicenda narrata in questo libro trascorse, da innocente, quindici terribili anni dietro le sbarre, riscoprendo e approfondendo il rapporto con il padre. La tragica morte di Giuseppe Conlon e l'infaticabile energia di un avvocato inglese hanno portato finalmente alla luce la verità, restituendo a Gerry la libertà. Profondamente sconvolgente, questa è una storia vera, narrata dalla viva voce della vittima. Un teso, commovente racconto che si traduce in un potente, implacabile atto d'accusa contro la legge britannica e le forze dell'ordine, ma che è anche la drammatica odissea di un uomo dalla disperazione per un'ingiusta condanna al trionfo per la sua completa riabilitazione. 


CHI ERA GERRY CONLON (1954-2014):
nasce nel 1954. Abita con la famiglia nel quartiere più povero di Belfast. Ha due sorelle. Cattolici, non abbienti, sono molto uniti. L'infanzia e l'adolescenza di Gerry sono felici fino al fatale arresto. Dal 6 dicembre 1975 fino al 17 ottobre 1989 trascorre la sua vita in carcere per un errore giudiziario. Gerry ha continuato a combattere in tutti questi anni, per riabilitare il nome del padre e di molte altre persone detenute ingiustamente e perché il sistema giudiziario britannico ammettesse i suoi errori e le sue colpe. Si è spento il 21 giugno 2014 nella sua casa di Belfast dopo una lunga malattia.

L'autobiografia di Gerry Conlon ha ispirato il film bellissimo Nel nome del padre (1993) diretto da Jim Sheridan e con l'interpretazione magistrale di Daniel Day-Lewis e Pete Postlethwaite. Di seguito vi posto la scena finale con la liberazione di Gerry Conlon...

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